Una bella coppia di picchiotti emiliani in bronzo
La qualità di questa bella coppia di picchiotti in bronzo a patina scura è principalmente legata alla loro ricchezza formale: un corpo a forma di lira coi bracci ricoperti di fogliami e volute fra i quali spunta – al centro e in corrispondenza dell’elemento battente – il mascherone di un satiro dalle corna caprine.
I mascheroni leonini e grotteschi sono un elemento tipico e ricorrente nei battenti e nei bronzetti d’uso di epoca rinascimentale: da un lato richiamano il mondo antico e dall’altro rivestono certamente una funzione apotropaica.
Tra i migliori testimoni della fortuna di questo tipo di figurazione si può ricordare un’opera giovanile di Michelangelo: l’iconica Testa di Fauno in marmo, scolpita verso il 1489 ma andata perduta nel 1944 e oggi nota attraverso le descrizioni fatte da Condivi e Vasari, e grazie a qualche calco in gesso.
La testa michelangiolesca, come quella dei nostri battenti, è barbuta e ridente, mostra grandi sopracciglia, il naso “guasto” e la bocca aperta, da cui fuoriescono i denti e la lingua. Si tratta di un’immagine potente e affascinante, che si ritrova su cammei, maniglie, picchiotti e altri oggetti d’uso rinascimentali: allusione alla parte più animalesca e istintiva dell’uomo, così come già era celebrata nel mondo antico e pagano.
Un battente quasi identico a quelli qui presentati, realizzato certamente nella medesima bottega, è conservato presso il Museo Stefano Bardini di Firenze (Nesi-Rago 2009, p. 168). Altri due battenti analoghi si trovavano ancora in opera su un portone di una casa Reggio Emilia nel 1903 (Balletti 1903, p. 121-122).
Il collezionismo di piccoli oggetti di bronzo dell’Antichità, centrato soprattutto sulle medaglie, comincia già nel tardo Medioevo e porta nel Quattrocento – in Veneto e a Padova in particolare – ad una ‘rinascita’ dei bronzetti, spesso realizzati da artisti eccelsi come Pisanello e Donatello e ispirati a quelli del Mondo Antico. La produzione di bronzetti diventa in breve tempo un genere specifico, destinato a una colta élite di raffinati amatori, e si diffonde rapidamente in Emilia e Toscana.
Considerati come opere d’arte autonome, i bronzetti rinascimentali conosceranno poi, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, una grande fortuna e verranno amati e ricercati dai maggiori e migliori collezionisti europei.
Guarda anche una coppia di battenti tedeschi in ferro qui, e un battente spagnolo senza eguali qui.
Come intuiva già il grande poeta trecentesco Francesco Petrarca, il particolare fascino dei piccoli oggetti antichi deriva in gran parte dall’essere sculture maneggiabili, capaci di restituire un piacere non solo visivo ma anche tattile ; lo stesso aspetto viene messo in luce, secoli dopo, da Galileo, e ancora nel 1961, il celebre antiquario Luigi Bellini scriveva : “I bronzi sono come le perle, […] poiché si prova un piacere fisico ad accarezzarli […], non si smetterebbe mai”.
COPPIA DI PICCHIOTTI
Italia (Emilia)
Seconda metà XVI secolo
Bronzo
H. cm. 16
Bibliografia: La camera delle meraviglie, catalogo della mostra, Galleria Mazzoleni. Milano 1985. n.20; Museum, catalogo della mostra, Galleria Lorenzelli, Bergamo 1994, p. 244.
Riferimenti: A. Balletti, Gli ultimi battenti in bronzo a Reggio dell’Emilia, in “Rassegna d’Arte”, 1903, III, pp. 121-122; Museo Stefano Bardini. I bronzetti e gli oggetti d’uso in bronzo, a cura di A. Nesi, cat. di T. Rago, Firenze 2009, p. 168, cat. 65.
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