Un magnifico rilievo in alabastro
L’alabastro è un materiale affascinante, apprezzato fin dall’antichità per la sua delicatezza, trasparenza e luminosità. La sua lavorazione ha radici profonde che risalgono all’antico Egitto, ma fu nel Medioevo e nel Rinascimento che raggiunse livelli di grande raffinatezza arrivando al suo apice di diffusione e popolarità soprattutto in alcune regioni europee, come Inghilterra, Spagna, Fiandre e Germania, aree ricche di giacimenti di questo materiale.
In particolare, nelle Fiandre e principalmente nella città di Malines (oggi Mechelen, in Belgio) fra il XV ed il XVI secolo si diffusero le prime botteghe artigiane specializzate in oggetti scolpiti in alabastro, spesso destinati alla devozione privata o all’ornamento di altari e cappelle. La posizione strategica di questa città, a metà strada tra Bruxelles e Anversa, nonché la presenza di una vivace vita culturale e religiosa favorirono un crescente sviluppo della lavorazione di questo materiale attraverso la produzione di innumerevoli oggetti destinati sia al mercato locale che all’esportazione, rendendo così celebre Malines in tutta Europa.
Queste botteghe, tipiche espressione dell’arte fiamminga del periodo, lavoravano con grande precisione e cura nei dettagli creando opere destinate tanto all’aristocrazia e al clero quanto alla borghesia. Il repertorio era assai vasto e comprendeva anche statuette ma principalmente bassorilievi di vario formato raffiguranti scene della Vita d Cristo, episodi del Vecchio Testamento e più raramente soggetti mitologici. Questi rilievi in alabastro tipicamente inseriti in una cornice lignea hanno diversi livelli di qualità: nei casi più raffinati, come nel caso della placca qui presentata, il rilievo presentava uno stile narrativo più complesso e veniva arricchito da minuziose dorature.
Il rilievo qui presentato è un esempio particolarmente significativo delle produzione di Malines e raffigura l’episodio biblico della Resurrezione di Cristo. La scena, molto probabilmente tratta da un incisione, si presenta densa sul piano compositivo ed è caratterizzata da una forte intensità emotiva: nel registro superiore compare al centro la figura di Gesù che ascende al cielo, con la mano destra benedicente e la sinistra che regge il vessillo della Vittoria sulla Morte, circondato da figure di putti alati disposti fra le nuvole; il registro inferiore è invece occupato dai soldati romani di guardia intorno al sepolcro, ritratti in diversi movimenti e posture: alcuni si proteggono con lo scudo alzato quasi a ripararsi da una luce accecante, alcuni a terra appena risvegliati, uno di loro al centro della scena addirittura ancora assopito. L’intera composizione, connotata da un’attenzione minuziosa per i dettagli e i panneggi, comunica un senso di teatralità, esaltata in particolar modo dalla traslucenza naturale dell’alabastro che vivifica la scena attraverso i contrasti di luce e ombra.
Un elemento distintivo e qualitativo di quest’opera è certamente il suo formato. La stragrande maggioranza dei rilievi in alabastro prodotti a Malines nel XVI secolo, era di piccole dimensioni (tipicamente 12,5-13,5 x 9,5-10 cm), opere dunque facilmente trasportabili e destinate alla devozione domestica, mentre in questo caso il rilievo è di dimensioni doppie (21 x 27 cm), particolarmente curato nei dettagli e impreziosito da sottili dorature, segni evidenti di un’opera realizzata per una destinazione più importante, come una cappella privata nobiliare o un altare di una chiesa o di un convento.
Fra i rilievi di grande formato e di soggetto identico a quello della placca qui presentata conosciamo altri tre esemplari conservati nei musei di Bruxelles, di Cracovia e di Breslavia, con misure e caratteristiche simili, seppur con delle differenze a livello compositivo nelle pose dei personaggi e nei loro dettagli – a riprova del fatto che, nonostante la produzione di Malines fosse piuttosto ripetitiva, ciascun rilievo ha caratteristiche di unicità sue personali.
Tutte e tre le placche conservate in ambito museale sono tra loro rassomiglianti nell’intera composizione, ma presentano differenze rispetto alla nostra soprattutto nel registro inferiore. Ad esempio nella Resurrezione conservata a Cracovia, la scena rappresentata nel registro inferiore appare meno articolata e complessa sia nelle armature dei soldati che per l’orientamento del sepolcro, e con una minore ricercatezza nelle dorature. Nel contempo, la figura del Cristo risorto tra i putti alati in tutti e tre gli esemplari museali sopracitati è molto somigliante alla nostra.
Agli inizi del XVI secolo Malines divenne uno dei centri più importanti del Rinascimento fiammingo, soprattutto grazie al patrocinio di Margherita d’Austria, che, in quanto reggente dei Paesi Bassi, si insediò in questa città nel 1507 eleggendola capitale amministrativa. Sotto il suo governo, la città prosperò come centro politico e culturale, attraendo a corte artisti e intellettuali, e contribuendo al grande sostegno e rafforzamento delle locali tradizioni artigianali ed artistiche, compresa quella della lavorazione dell’alabastro di cui questo splendido rilievo è pienamente testimone.
LA RESURREZIONE
Alabastro scolpito con dorature
Fiandre (Malines)
Terzo quarto del XVI secolo
Cm 27h x 21
Bibliografia:
Guy Bès de Berc, Sculptures d’albâtre de Malines – Les reliefs de dévotion fin XVIeme début XVIIeme siècle, Autoédition, Saint Armel, 2003, pp. 159-160.
Muzeum Narodowe w Gdansku, Matter of light and flash – Alabaster in the Netherlandish sculpture of the 16th and 17th century (exhibition catalogue), edited by Jacek Kriegseisen with Aleksandra Lapinska, Gdansk, 2011.
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