Un magnifico mortaio da farmacia, firmato e datato

Questo monumentale e raffinato mortaio bronzeo, di forma svasata, si presenta con un piede ornato da un nastro ritorto continuo. Il corpo, decorato inferiormente con grandi foglie di acanto, è abbellito, circa a metà della sua altezza, da un doppio cordone ritorto; all’altezza di questo sporgono, in posizione diametrale, due belle testine di giovane rivolte verso il basso che fungono da impugnature del pezzo. Su uno dei due lati si legge la firma del fonditore e la data in lettere capitali: AGOSTINI PERUSINO FECIT A.D. MDCCLIX, mentre sull’altro lato, fra le lettere G e S (probabili iniziali del committente), spunta la figura di un putto danzante che afferra un grande fiore di cardo.

La firma che troviamo su questo bellissimo mortaio è quella di un fonditore ricordato per aver fuse le decorazioni bronzee del sepolcro dei vescovi nel duomo perugino (1765) e dell’altar maggiore di S. Francesco al Prato: si tratta di Niccolò Agostini, artista orgogliosamente perugino ed “espertissimo in lavorare di campane, che sono riuscite eccellenti per la pulizia del lavorio, per gli adornamenti e molto più pel suono armonizzante”, come si legge nella Descrizione della Basilica di San Lorenzo di Galassi (1776); inoltre, nel 1769 fu incaricato di riparare la Lunga, una campana della cattedrale (Siepi 1822, p. 129).

I mortai sono ancora oggi un tipico simbolo dell’arte della farmacopea, e quelli da farmacia, di grande taglia come questo, sebbene quasi mai realmente utilizzati – sono infatti rarissimi i segni di usura -, erano oggetti di grande pregio e rappresentanza che venivano realizzati per i più importanti speziali che li esponevano come emblemi all’ingresso delle loro farmacie. Questa tipologia di mortaio riccamente decorato e ‘monumentale’ è attestata solo dal Cinquecento in poi, e viene realizzata praticamente sempre in bronzo: la migliore lega per lo speziale poiché resistente, coesa e non porosa.

Il putto che qui sostiene, quasi certamente, un fiore di Cardo Mariano illustra simbolicamente le conoscenze botaniche e farmacologiche delle piante officinali: il cardo è noto sin dall’antichità per le sue proprietà antiveleni e curative soprattutto a livello epatico e biliare.
Il modello di mortaio ‘a campana’ rovesciata con prese figurate si codifica verso la fine del Cinquecento per diventare un paradigma stabile lungo i due secoli successivi, come si può osservare nella collezione del Museo Storico Nazionale dell’Arte Sanitaria di Roma e, ad esempio, in un mortaio datato conservato ad Amburgo e appartenuto a ‘IOSEPH DE STOCHETIS PHARMACOPOLA AD SIGNUM VITIS AUREA’.

Anton Maria de Maria, Piccolo mortaio in bronzo firmato e datato 1595; h 13,5 cm. Amburgo, Kunstgewerbemuseum.

Il repertorio decorativo del mortaio qui presentato, con putti e foglie d’acanto, di ascendenza classica, è tipico dell’Italia centrale. Si aggiunga che, se nell’Europa settentrionale è piuttosto comune trovare mortai firmati e datati, ciò non vale per quelli italiani: di qui la grande rarità e importanza del pezzo, che lo rendono un’opera di particolare interesse.


Niccolò Agostini (documentato a Perugia nella seconda metà del XVIII secolo)
MORTAIO
Bronzo
1759
Cm 43x 40h
Firmato e datato: AGOSTINI PERUSINO FECIT A.D. MDCCLIX

OPERA NON DISPONIBILE

Riferimenti: Francesco M. Galassi, Descrizione della Basilica di San Lorenzo (1766); Serafino Siepi, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia, Volume 1 (1822), pp. 92, 129; Francesco Santi, ad vocem “Agostini, Antonio”, in Dizionario Biografico degli Italiani, I, 1960; Giorgio Lise, Antichi mortai da farmacia, 1975; Ulrich Middeldorf, Fifty Mortars, 15th-18th Centuries, 1981; E. Launert, Der Morser, 1990; Peta Motture, Bells and Mortars, 2001; D. Banzato, Bronzi del Rinascimento. Collezione Vok, 2004.

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