due-intense-figure-in-avorio

Due intense figure in avorio

La scultura in avorio, dalla metà del Cinquecento e per i due secoli successivi, era considerata una delle forme artistiche più raffinate all’interno delle corti europee a tal punto che principi, nobili e importanti figure ecclesiastiche si contendevano artisti fiamminghi, tedeschi ed austriaci, tra i più abili nella lavorazione di quel nobile materiale.

È il caso di queste due magnifiche statuette recentemente attribuite al grande scultore tedesco Johann Balthasar Stockamer (Norimberga, doc. 1664-circa 1700), allievo di Georg Schweigger, che spese una parte centrale della propria carriera artistica in Italia.

La sua presenza nel nostro paese è testimoniata dal 1664 al 1669 da alcune lettere di Agostino Monanni, agente a Roma per il Cardinal Leopoldo de’ Medici. Sotto la protezione del Cardinale, che gli impose la supervisione del grande pittore Pietro da Cortona – da cui Stockamer sarà notevolmente influenzato – l’artista tedesco realizza nel corso degli anni romani importanti opere eburnee, come Giustizia e Pace, Ercole e l’Idra e il David con la testa di Golia, quest’ultimo ispirato al modello in bronzo di Giovan Francesco Susini.

due-intense-figure-in-avorio-raffronti
A sinistra: Johann Balthasar Stockamer (Norimberga, doc. 1664-circa 1700), David con la testa di Golia, 1663-69, avorio, Firenze, Palazzo Pitti, Tesoro dei Granduchi. A destra: Johann Balthasar Stockamer (Norimberga, doc. 1664-circa 1700), Ercole e l’Idra, 1668-69, avorio, 27.6 cm, Firenze, Palazzo Pitti, Tesoro dei Granduchi

Lo stile inconfondibile di Stockamer si evidenzia nel trattamento dei drappeggi voluminosi e nell’estrema attenzione al dettaglio delle mani e dei piedi, caratteristiche che ritroviamo anche nelle nostre due statuette, molto probabilmente facenti parte in origine di un gruppo della Crocifissione.

Il citato influsso del grande Pietro da Cortona sulle opere di Stockamer emerge anche dal confronto dei nostri due avori con un’importante tela del pittore raffigurante una Crocifissione, in particolare per la resa raffinatissima delle mani: la Madonna è  ritratta con le dita intrecciate, dettaglio assai raro nelle sculture d’avorio mentre il San Giovanni è rappresentato con la mano sinistra aperta a dita divaricate e la destra è ritratta al petto.

due-intense-figure-in-avorio-raffronto-pietro-da-cortona
Dettaglio Pietro da Cortona (Cortona 1596-1669), Crocifissione, 1631-1632, olio su tela (dett.) Roma, Cappella di Palazzo Barberini

Un’altra forte similarità con la tela di Pietro da Cortona è rilevabile negli abbondanti e fluenti panneggi che vestono i due dolenti, con ricche pieghe plastiche a coprirne le forme: la Madonna indossa il medesimo ampio manto che le cinge il capo e il cui tessuto si articola in pieghe complesse, in parte strette tra le braccia della Vergine.

Le forme massicce e monumentali di Maria e San Giovanni derivano molto probabilmente anche dall’osservazione e dallo studio delle statue – antiche e moderne – raccolte in Villa Medici a Roma, luogo dove l’artista risiedeva stipendiato dall’omonima famiglia.

due-intense-figure-in-avorio-dettaglio-mani

Le due figure, rappresentate in piedi e in contrapposto, poggiano su una base ottagonale ricavata dal medesimo blocco di avorio da cui è stata scolpita l’intera statuetta. La Madonna sembra avanzare, caricando il peso sul piede destro che sporge dalla voluminosa veste mentre il sinistro poggia sulla punta e compie una leggera torsione;  i piedi di San Giovanni poggiano più saldamente sulla base, il sinistro più avanzato e il destro indietro.

Questa dinamicità degli arti inferiori si ritrova anche nel celebre gruppo scultoreo dell’Ercole e l’Idra, conservato a Palazzo Pitti nel Tesoro dei Granduchi.

due-intense-figure-in-avorio-dettaglio-piedi

Infine i visi dei due dolenti hanno espressioni intense: entrambi i volti di Maria e San Giovanni sono ruotati e rivolti verso l’alto. La Madonna ha un’espressione addolorata ma composta mentre il Santo, raffigurato con i tradizionali ricci che gli incorniciano il volto, appare sofferente ma posato, in un dignitoso dolore e ha la bocca semi aperta, come a sussurrare un grido di sofferenza.

Dall’analisi fin qui svolta è verosimile ritenere che le nostre sculture siano state realizzare da Stockamer durante il suo soggiorno romano, e cioè intorno alla seconda metà degli anni ‘60 del XVII secolo, periodo in cui egli realizza gli altri suoi capolavori, giunti poi a Palazzo Pitti, dove ancora oggi sono conservati nel Tesoro dei Granduchi.

Nel 1669 l’artista si congeda dalla corte di Leopoldo de’ Medici lasciando così Roma per tornare nella propria patria, dove avrà  modo di continuare la sua importante attività di scultore presso altre corti tedesche.

due-intense-figure-in-avorio

Johann Balthasar Stockamer, attr.

(Norimberga, doc. 1664 – circa 1700)

MARIA E SAN GIOVANNI

Avorio scolpito

Italia

Circa 1665-1669

H. cm 34

Riferimenti: K. Aschengreen Piacenti, Le opere di Balthasar Stockamer durante i suoi anni romani, in «Bollettino d’Arte», XIVIII, 1963 , p. 99 ss; Johann Balthasar Stockamer: ein Nürnberger Bildhauer des 17. Jahrhunderts in Italien und Sachsen in “Anzeiger des Germanischen Nationalmuseums”, 2002, pp. 293-309; Diafane Passioni. Avori barocchi dalle corti europee, (catalogo della mostra, Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti, 16 luglio – 3 novembre 2013) a cura di E. Schmidt, M. Sframeli, K. Aschengreen Piacenti, Firenze 2003.

© 2013 – 2023 cesatiecesati.com | Please do not reproduce without our expressed written consent

Alessandro Cesati, Via San Giovanni sul Muro, 3 – 20121 Milano – P.IVA: IT06833070151

Torna in alto