Un intenso Cristo in avorio

Questa splendida scultura è una vivida interpretazione barocca del Christus triumphans: ancora vivo, con gli occhi aperti e la testa sollevata nell’intento di raccomandare il suo spirito a Dio Padre.
Il raffinato manufatto eburneo offre all’osservatore un’anatomia e una qualità notevoli, sia sul fronte che sul retro. Come di consueto, le braccia sono scolpite separatamente e poi unite all’altezza delle spalle. L’immagine del Cristo vivo e la presenza dei quattro chiodi che fissavano il corpo alla croce rimandano a una precisa iconografia, recuperata da modelli altomedievali.
Questa preziosa scultura testimonia la fortuna europea di tale rappresentazione in epoca barocca, anticipata in parte da Michelangelo nel celebre disegno per Vittoria Colonna (1545, Londra, British Museum).
Infatti, fissando l’istante più significativo e più drammatico dell’avvenimento, incontra perfettamente l’intenso sentimento religioso tipico del Seicento.


Nel Cristo qui esaminato, la fisionomia, la postura, l’estremità del perizoma sollevata dal vento, la corda tesa contro la coscia destra e l’uso di due chiodi separati nei piedi, derivano da un’invenzione di Alessandro Algardi (Bologna 1598–Roma 1654), il grande scultore attivo a Roma nella prima metà del XVII secolo.

Il confronto con il suo Crocifisso in bronzo del Palazzo Pallavicini Rospigliosi chiarisce la derivazione diretta dal modello di maggior successo della Roma Barocca, noto anche nella versione eburnea del Museo Statale di Mileto.

A sinistra: A. Algardi, Crocifisso (1646 c.). Roma, Palazzo Pallavicini Rospigliosi

Intorno al 1647, infatti, l’Algardi realizzò un Crocifisso in argento per Papa Innocenzo X, alto circa 60 cm. Quel primo importantissimo modello, ora perduto, fu replicato fin da subito dai più grandi artisti per alcune celebri committenze. Ne sono un esempio due crocifissi in avorio conservati a Palazzo Pitti: quello scolpito intorno al 1686 per Vittoria della Rovere da Balthasar Permoser, e quello più grande realizzato nel 1670 per il cardinale Flavio Chigi, attribuito a Lorenz Rues, passato a Cosimo III de’ Medici nel 1692; tra il 1723 e il 1726, Bernardo Holzmann ne realizzò uno in argento, su disegno di Giovan Battista Foggini, oggi nel Tesoro di san Lorenzo a Firenze.

La leggerezza e l’elegante dinamicità del perizoma, che fa da eco alla potente espressione del Cristo (un riferimento esplicito al Laocoonte), così come la raffinata resa di alcuni dettagli, come ad esempio le dita delle mani e la corona di spine, fanno di questo pregiato crocifisso un esempio particolarmente intenso della scultura barocca in avorio.

Alessandro Algardi (1598-1654), da un modello di
CRISTO VIVO
Avorio
Roma
Seconda metà del XVII secolo
Cm 28 x 6 x 38,5 h
Scheda a cura del Dr. Charles Avery

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