Un tenero Bambinello in cera del Settecento

Un’ampia e profonda teca racchiude la figura di Gesù Bambino ambientata in un paesaggio al tramonto. Il Redentore, rappresentato come un bambino nudo, è reclinato su un fianco, mentre porta la mano destra al petto e rivolge lo sguardo verso l’alto, con la bocca semiaperta.

La composizione presenta numerosi dettagli carichi di significato: Gesù guarda lontano, alludendo alla sua futura Passione, e tra i ciuffi d’erba si riconoscono alcuni fiori dal chiaro contenuto simbolico. Il cardo bianco rimanda alle sofferenze e alla corona di spine; le margherite sono simbolo dell’innocenza di Gesù; l’esile viola allude alla tinta quaresimale e rappresenta l’umiltà del Figlio. Infine la vite, arrampicata su una quercia, richiama la correlazione tra il vino e il sangue, momento importantissimo nella cerimonia della Messa, ed è quindi una chiara prefigurazione dell’Ultima Cena.

Diversi elementi spiegano l’ambito di realizzazione dell’opera, da individuare sicuramente nel Regno delle Due Sicilie tra Sei e Settecento, cioè in un momento di straordinaria fortuna per la ceroplastica italiana. In particolare, la scenografia molto minuta e dettagliata, avvicina il rilievo qui presentato alla nota produzione siciliana dei Lo Giudice, titolari di una delle più importanti botteghe di ceroplasti palermitani (Grasso e Gulisano 2011).

A partire dall’immagine del Presepe, nata in ambito francescano medievale, il culto di Gesù Bambino, venerato in forma autonoma, si afferma a partire dal Cinquecento in tutta Europa.
Tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo – soprattutto in Sicilia – è attestata la diffusione dei “bambinelli” di cera, posti in teche vetrate: una tipologia nata in seno agli ordini femminili, a cui appartiene l’opera in esame (Grasso e Gulisano 2011, pp. 126-134; Crivello 2014).

Sinistra: Bottega siciliana, Bambinello di cera, XVIII secolo. Diocesi di Siracusa. | Destra: G. Serpotta, Puttino che fa le bolle di sapone (1699-1706). Palermo, Oratorio di San Lorenzo.

Queste composizioni in cera e materiali diversi sono in genere estremamente fragili e risultano spesso danneggiate, mentre la presente si distingue per uno stato di conservazione piuttosto eccezionale, nonostante le notevoli dimensioni della figura che, per la grande morbidezza del modellato – altro riferimento alla cultura barocca siciliana – ricorda gli stucchi del grande scultore palermitano Giacomo Serpotta.

Ceroplasta siciliano
GESÙ BAMBINO
Cere policrome e materiali diversi
Italia meridionale (Sicilia)
Seconda metà del XVIII secolo
Cm 55 x 47,5h (cornice inclusa)

RiferimentiCongresso internazionale sulla ceroplastica nella scienza e nell’arte, Atti del I congresso, Firenze 1977; Santina Grasso e Maria Concetta Gulisano, Mondi in Miniatura. Le cere artistiche nella Sicilia del Settecento, Palermo 2011; Tiziana Crivello, L’iconografia del Gesù Bambino nella ceroplastica, in OADI, IX, 2014.

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