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Uno spettacolare piatto da parata

Uno spettacolare piatto da parata

Questo spettacolare piatto da parata appartiene a una categoria di oggetti in bronzo ed ottone che, solo fino a qualche decennio fa, venivano etichettati come “veneto-saraceni”:  piatti, candelieri, brocche, ciotole, secchielli che si ritenevano prodotti genericamente in ambito mediorientale tra il XV e il XVII secolo per una committenza occidentale e principalmente veneziana.
Tale singolare definizione era tipica dello spirito romantico del XIX secolo, dove l’aggettivo “saraceno” evocava la figura di Saladino, l’epopea delle crociate e l’età della cavalleria. Solo negli anni Settanta del XX secolo nuovi studi cominciano a rivelare una diversa ipotesi: non tutti questi oggetti erano stati creati nel Vicino Oriente e commercializzati in Europa, ma è possibile identificare diversi stili, luoghi di produzione e periodi. Questa tematica, marginalmente affrontata nel corso degli anni da celebri storici dell’arte come Bernard Berenson, Ernst Gombrich e Souren Melikian, ha trovato una sua sintesi nelle più recenti ricerche di un’altra importante studiosa inglese, Sylvia Auld, la quale ha pubblicato pochi anni orsono un significativo saggio dal titolo “Renaissance Venice, Islam and Mahmud the Kurd. A metalworking enigma”, laddove propone una suddivisione della produzione “veneto-saracena” in tre periodi: una prima fase dove gli oggetti sono realizzati tra Egitto e Siria, una seconda legata alle maestranze turco-iraniane, in particolare al celebre Mahmud al-Kurdi e alla sua cerchia, e una terza dove gli oggetti vengono prodotti a Venezia.

fronte-Piatto-da-Parata-Ottone-Inciso-Venezia-1550-circa

Partendo dal presupposto, ormai accertato, che dagli inizi del XVI secolo le maestranze arabe fossero presenti a Venezia, e che queste trasmisero agli artigiani locali le varie tecniche di lavorazione del metallo, Sylvia Auld mette in luce le differenze culturali tra le varie maestranze presenti a Venezia, evidenziando le sostanziali differenze nell’approccio alla decorazione.
Il decoro europeo rimane profondamente legato alle sue origini classiche: il lavoro inizia con la divisione dello spazio che deve essere decorato, i motivi sono generalmente organizzati in fasce indipendenti, che non sono collegate tra loro né riflettono necessariamente la forma dell’oggetto che decorano, ad esempio “se viene utilizzata una forma a ruota, i raggi svolgono la stessa funzione delle colonne in architettura, – ossia supportano la trabeazione sotto forma di bande concentriche, piuttosto che esserne parte”: solo allora i disegni vengono inseriti nello spazio.
Al contrario le maestranze orientali non suddividono la superficie nella quale lo schema decorativo deve essere inserito, ma è il disegno che predomina; il motivo tradizionalmente si ripete sino al bordo terminando molto spesso a metà o a un quarto, a seconda della posizione. “Diventa così fondamentale distinguere tra il concetto occidentale di spazio come finito o definito e l’idea orientale di spazio infinito che permette allo spettatore di immaginarsi una ripetizione continua senza fine.” Invece “nel disegno occidentale il motivo è presentato allo spettatore come completo, anche in una decorazione non strutturata.”

retro-Piatto-da-Parata-Ottone-Inciso-Venezia-1550-circa

Il piatto con lo stemma del Doge Francesco Donà, qui presentato, è un esempio eccezionale della cosiddetta “terza categoria”: creato intorno al 1550 è certamente un’opera di un maestro veneziano che ha assimilato le tecniche e gli stilemi da un artigiano arabo, e la sua abilità è dimostrata dall’aver saputo realizzare un oggetto pienamente attinente ai gusti occidentali Cinquecenteschi sul fronte (scene di battaglie tratte dalla mitologia classica), proponendo però sul retro una decorazione ancora completamente riconducibile a un gusto islamico.

OPERA NON DISPONIBILE

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